Gli anni tra il 1700 e il 1800 vedono il Trentino posto sotto il governo di Maria Teresa d’Austria e successivamente del figlio Giuseppe II. Il disegno politico di Maria Teresa era volto a consolidare le strutture dello stato e a formare sudditi istruiti, portando quindi i territori ad affrontare un’epoca di grandi mutamenti. Vennero uniformate le amministrazioni delle province coordinandole con il governo centrale, venne creato il catasto allo scopo di descrivere la distribuzione delle proprietà e di eliminare molte esenzioni ancora basate su privilegi di origine feudale. L’agricoltura venne migliorata con la bonifica di terreni paludosi e la creazione di società agrarie allo scopo di istruire i contadini per un migliore sfruttamento della terra. Vennero eliminate le stazioni doganali che bloccavano la circolazione delle merci e frammentavano gli introiti, allo stesso tempo incentivando la produzione interna e applicando invece i dazi sulle merci in entrata. Inoltre venne avviata l'importantissima riforma scolastica che doveva garantire a tutti la capacità di leggere e scrivere.
Le riforme di Maria Teresa si rivolsero anche alle celebrazioni ecclesiastiche, con l'abolizione di feste, processioni, rappresentazioni considerate forme superficiali, esteriori e poco controllabili del culto in favore di una religiosità più autentica e sincera.
Nel 1796 l’esercito napoleonico invade Trento, che pochi anni dopo tornerà austriaca per poi passare al dominio bavarese. Rientrerà tra i domini austriaci solo nel 1815, con il Congresso di Vienna.
Il periodo napoleonico è breve ma caratterizzato da repentini mutamenti di governi e istituzioni, tanto che tra il 1976 e il 1802 il Trentino subirà ben sei passaggi di potere. Fu durante il dominio bavaro che vennero abolite tutte le "carte di regola" che da secoli regolavano consuetudini e diritti comunali e che in nome della centralizzazione e razionalizzazione amministrativa vengono eliminati i residui feudali, i privilegi di ceti e corporazioni e riorganizzati i tribunali.
Tutto questo fu causa di un'insurrezione popolare dovuta al rifiuto di una "modernità" introdotta dall'alto in modo brusco e repentino che sembrava voler cancellare il radicato sistema di valori legati alla difesa dei privilegi, della patria e della chiesa. La rivolta terminò solo con la riconquista dei territori da parte delle truppe francesi nel 1809, quando il Trentino e alcune parti dell'Alto Adige vennero fatti rientrare nel Regno Italico con un confine tracciato ad hoc.
Le riforme proseguirono anche in questo periodo con una riforma della giustizia, del commercio, della pubblica istruzione e della stampa organizzati secondo un principio di sudditanza al potere costituito che esercitava poteri di controllo e censura. Gran parte delle prerogative della chiesa vengono attribuite allo stato, riducendone pesantemente il ruolo nella vita pubblica. Tutto questo durerà fino al 1815, quando con la sconfitta di Waterloo Napoleone scomparirà definitivamente dalla scena europea e il controllo del territorio trentino passerà nuovamente all'Austria.