Chi vive in val di Non sa bene di cosa si parla quando si nomina l'albero di Natale del "monte di Cles", e sicuramente molti turisti hanno notato questa grande pianta illuminata che si vede da quasi tutta la valle.
Ogni anno, puntualmente, l'8 dicembre si illumina sul monte Peller un enorme Albero che tutti conoscono ma di cui molti ignorano le origini e la storia.
L'Albero si è acceso per la prima volta nel 1985 quando un uomo di nome Giuseppe Micheli, ispirato dall'amore per la propria valle e la propria gente decide di realizzare quest'opera su un terrreno di proprietà della moglie ed esposto verso la valle. Lo scopo? Valorizzare il monte Peller e riscaldare il cuore dei valligiani nel periodo natalizio. Coinvolse in questa idea tutta la famiglia, i quattro figli che partecipavano alla realizzazione dell'impianto, la moglie che si occupava della parte conviviale, l'inseparabile fratello Bruno.
Nel 1994 purtroppo Giuseppe, come dicono i nostri alpini, "va avanti", e la tradizione viene raccolta in sua memoria dai figli e dal fratello. Quando nel 1998 anche il fratello Bruno e poco dopo il figlio Ermes vengono a mancare, sull'Albero appaiono tre potenti stelle luminose in memoria dei membri della famiglia che non c'erano più.
L'ultimo cambiamento avviene nel 2017 per commemorare un'altra tragedia, stavolta il decesso prematuro del giovanissimo nipote Mirko. Da allora l'Albero prende la forma di un triangolo stilizzato con una grande croce aggiunta alla cima, così come lo si vede oggi.
Questa bellissima tradizione tramandata di generazione in generazione viene portata avanti dai nipoti di Giuseppe. Per la famiglia Micheli è un modo per ricordare i propri cari ed un impegno ormai consolidato verso i propri compaesani e tutti i nonesi. Tanta gente, raccontano, telefona per assicurarsi che l'Albero torni ad accendersi ad ogni Natale perchè ormai ne è simbolo e parte integrante. E' Natale solo quando l'Albero sul Peller si accende.
Nei primi anni un giovane Micheli saliva per oltre un mese ogni sera, con qualsiasi temperatura, pioggia o neve, in jeep, motoslitta, con le ciaspole, a piedi o con gli sci per rifornire di gasolio il gruppo elettrogeno che alimentava le 150 lampadine dell'Albero e che doveva durare dall'imbrunire fino a notte inoltrata, consumando ogni giorno più di 20 litri di carburante. L'albero si spegneva quando il carburante finiva e il giorno dopo veniva rifornito nuovamente.
Ora le lampadine sono state sostituite da luci a led e da un faro bianco posto in luogo delle originali stelle, che rende l'Albero ancora più visibile nella notte. Il gruppo elettrogeno è diventato più piccolo e alimentato a benzina, ma l'impegno quotidiano per il rifornimento non è cambiato. L'Albero si accende inizialmente nei fine settimana, poi a partire dalla settimana di Natale è acceso tutti i giorni fino all'Epifania.
Nemmeno la pandemia è riuscita a piegare la ferrea volontà e la dedizione di questa famiglia, e nel 2020 l'Albero si è acceso come di consueto portando una luce di speranza in ogni casa.
Anche per me la presenza di questo magnifico Albero è indispensabile. Mi ha accompagnata per tutta la vita e mi sono emozionata fino alle lacrime quando per puro caso, scendendo da Smarano, mi è capitato di vederlo accendersi davanti ai miei occhi.
Non conoscendone la storia e dovendo rispondere alle domande insistenti dei miei figli, mi sono divertita tantissimo a incantarli inventandomi che ogni anno erano gli alpini a salire a piedi per accenderlo portando le attrezzature necessarie a dorso di mulo (i più piccoli ci credono ancora, con grande divertimento di tutti quanti), A quanto pare non ero poi così lontana dalla verità.
A nome di tutta la val di Non e di tutti i suoi abitanti sento di dovere un profondo ringraziamento alla famiglia Micheli per la bellissima tradizione che hanno introdotto e che continuano a portare avanti dimostrando ogni anno il loro grande amore per la propria valle e i propri concittadini.