MEDAGLIA D’ARGENTO GUARDIA MARINA
LUIGI LAVIOSA
DI ANNI 22 BELVEDERE JESI1 AGOSTO 1944
"NON PENSATE A ME ANDATE AVANTI"
"Ho ventidue anni compiuti. Talora mi sento bambino, talora uomo. Talvolta mi sembra che tutto sia finito e piango sulla natura umana; talvolta, come in questo momento, la fiducia mi sostiene."
Luigi Laviosa, diario, 25 aprile 1944
Forse nello stesso paese di Fondo ben pochi ormai sanno che nel cimitero locale, in un’insolita tomba sormontata da un’ancora, giace sepolto un eroe di guerra.
Si tratta del guardiamarina Luigi Laviosa, morto nel 1944 all’età di 22 anni. Il sepolcro di un marinaio in una terra di Alpini risveglia la curiosità di coloro che lo notano. Nonostante la quantità di informazioni disponibile in internet, non c’erano molte speranze di ottenere notizie su quello che poteva essere uno dei tanti soldati periti nel corso della seconda guerra mondiale, se non forse in qualche elenco di caduti. Sorprendentemente alcune notizie sono subito emerse, anche se purtroppo ben poche.
Nato nel 1922, secondo fonti ufficiali Luigi Laviosa frequentò l’Accademia Navale di Livorno e ancora la frequentava nel 1943, quando dopo l’8 settembre lasciò il corso per ufficiali di Stato Maggiore per arruolarsi volontario nel Reggimento San Marco della Regia Marina. Venne inquadrato nel battaglione "Bafile" e destinato prima al fronte di Cassino e poi lungo la direttrice adriatica. Venne ferito il 21 luglio 1944 nel tentativo di liberare alcuni compagni asserragliati in una casa, opponendosi all’ordine di ritirata e ordinando invece ai suoi uomini di rispondere sparando al fuoco dei mortai tedeschi. Morì a Macerata qualche giorno più tardi, probabilmente di setticemia dopo che un proiettile di artiglieria gli aveva causato danni devastanti ad entrambe le gambe. Di ufficiale si sa ancora che lasciò un diario di guerra oggi conservato al Museo del Risorgimento di Trento e i cui pochi, commoventi estratti riportati in internet forniscono la struggente immagine di un giovane sospeso tra la speranza e la disperazione, consapevole dell’incertezza del suo futuro ma non per questo meno ligio al dovere e alla fedeltà al suo Paese. Animato da una profonda fede, arruolandosi in Marina Luigi Laviosa realizza il suo più profondo desiderio: servire la propria Patria. Dalle pagine del diario traspirano una profonda maturità, grande intelligenza e sensibilità, e un coraggio che sembrerebbe smentire la giovane età del suo autore. Il Laviosa descrive, con frasi degne di uno scrittore, gli orrori della guerra nella morte dei suoi commilitoni, l’odio provato per i tedeschi invasori e il suo profondo desiderio di combatterli. Non ha paura di dare la vita per la propria patria, la sua unica remora è il non sapere cosa ne sarà di sua madre. Da tutti i suoi scritti si evincono il profondo amore per la propria bandiera e il grande senso dell’onore di un uomo che fin da bambino ha desiderato essere un soldato, e un marinaio.
Sulla lapide di questa tomba pressoché dimenticata è indicato che Luigi Laviosa venne insignito della medaglia d’argento. Non si sa quando, né per quale ragione, anche se è lecito supporre che la medaglia possa essergli stata conferita postuma per l’eroica azione che lo portò alla morte. Presso l’Archivio Storico della Marina Militare di Roma esiste ed è consultabile il fascicolo relativo a Luigi Laviosa. Disgraziatamente bisogna recarvisi di persona, cosa che non ho la possibilità di fare. La famiglia, ammesso che siano vere le voci che la danno per estinta, non vive comunque più a Fondo.
Tutte le altre notizie riguardanti il guardiamarina Laviosa restano finora nel campo delle supposizioni. Per certo so solamente che la madre morì suicida a Milano, anni dopo. Pur essendo ancora in vita persone che hanno partecipato al suo funerale, non è nemmeno certo che il suo corpo riposi effettivamente nel paese di Fondo, essendoci nella zona di Jesi più di un cimitero di caduti di guerra. Alcuni ricordano però la partecipazione di una rappresentanza della Marina Militare e della sua banda. Questo non sarebbe stato certamente possibile nel 1944 in quanto difficilmente la Repubblica di Salò e il Terzo Reich avrebbero permesso lo svolgimento di una cerimonia tanto solenne a un caduto del Regno del Sud, come giustamente mi ha fatto notare Maurizio Balestrino, che si occupa del sito http://www.dalvolturnoacassino.it/. Il funerale quindi si è quasi certamente svolto dopo il 1945 in occasione della traslazione della salma dal cimitero di guerra, oppure si è trattato di una cerimonia commemorativa.
Il mio tentativo, nello svolgere ricerche su Luigi Laviosa, è stato quello di scindere il Laviosa soldato dal Laviosa uomo. Dopo la lettura del suo diario tuttavia, mi sono resa conto che si trattava di un’impresa impossibile: il Laviosa uomo è sempre stato anche soldato.
So però che l’insolita curiosità suscitata in me dalla particolarità della sua sepoltura mi ha portata sulle tracce di un eroe dimenticato. La mia speranza è che il suo amor di patria, la sua dedizione, il suo senso del dovere e dell’onore, la limpidezza di animo e la profondità dei sentimenti che esprime nel diario da lui scritto siano di esempio per tutti coloro che vorranno ricordarlo. Mi farebbe piacere ritrovare qualcuno che lo ha conosciuto, o qualche vecchio commilitone che abbia combattuto con lui e che si faccia avanti per darmi qualche informazione. E se qualcuno si trovasse a passare nel cimitero di Fondo, dedichi a Luigi Laviosa pochi istanti di preghiera e lasci magari un fiore su una tomba abbandonata.
"Concedi gran Dio del cielo e della terra che il mio cuore, la mia mente, il mio braccio siano sempre lontani dal male, siano sempre vicini all’anima di chi soffre. Fa che sempre possa fare del bene al mio prossimo e a chi mi è caro."
Luigi Laviosa, diario, 31 agosto 1943
http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/doc.asp?id=156http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/doc.asp?id=252&bar=no
Un ringraziamento particolare per la stesura di questo articolo va a Maurizio Balestrino, che mi ha gentilmente inviato una parte importante del diario di Luigi Laviosa. Altra fonte è il libro "Cinque anni di storia italiana 1940-1945" di Bianca Ceva, Milano 1964.Un ulteriore ringraziamento alla famiglia di Luigi Laviosa, da cui sono stata contattata. La tomba è stata recentemente restaurata ed in realtà non è mai stata "abbandonata" nel senso stretto del termine ma piuttosto poco conosciuta anche tra gli abitanti di Fondo. Solo alcuni coetanei del Laviosa tuttora in vita si ricordano di lui, tra cui la signora Maria Bertagnolli, 94 anni, che lo descrive come un bellissimo ragazzo che però conosceva poco e che se ne è andato presto da Fondo.